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Mi è capitato tra le mani il giornalino aziendale “In Linea” e sfogliando le sue pagine ho letto alcuni articoli che mi hanno colpito. Primo fra tutti è stato quello del nostro caro Presidente. Nel suo articolo legittimamente espone un quadro positivo del “Bilancio aziendale”, per situazioni pregresse a noi favorevoli ma non rassicurante per i tagli della legge finanziaria, elogiando inoltre lo sforzo profuso da tutta l’azienda per il miglioramento di una pianificazione e di una programmazione sempre più attenta che produttivamente non si è discostata da quella dello scorso anno ma è migliorata qualitativamente. Ci confida l’impegno, confermato anche al socio unico Comune di Napoli, per intensificare l’efficienza e la lotta all’evasione che incide molto sugli introiti aziendali ed è un ottimo deterrente per arginare il degrado sociale. Contemporaneamente per compensare la riduzione dei ricavi si sono dovute contenere le spese per onorare i contratti di servizio. Infine con la sua saccenteria inizia a regalarci perle di saggezza, approfondendo un concetto di sforzo comune, ma non assistenzialistico, affinché si delinei in tutti noi un senso di responsabilità che massimizzi i risultati affidati per competenza a ciascuno di noi. Nulla si può contestare, di quanto esposto, ma non tutto è condivisibile. Vero è che tutte le certificazioni raggiunte lo confermano, che tutti i numeri di bilancio quadrano, ma la realtà da noi percepita è ben diversa. E’ come dire…….parole…….parole…….parole! Allora, come dice Lei caro Presidente, se l’azienda è nostra e dobbiamo curarcela da soli, noi diciamo che le cose così non vanno bene. A conferma, un piccolo inciso che merita essere sottolineato, per dovere e adempimento. Lavoratore encomiabile, nonché persona onesta, umile, rispettoso e soprattutto competente il responsabile dell’impianto di S. Giovanni non è stato tenuto nella giusta considerazione da chi di dovere. Forse, ingegneri con poco ingegno ma più prosopopeici e più abituati alla prostrazione ; forse capi mastri che il computer lo usano più per giocare a poker che per lavoro(sempre che lo sappiano usare)e faccendieri affaccendati più nelle loro faccende personali che in quelle dell’azienda forse hanno sminuito il suo operato, erigendo dighe di ostruzionismo e vanificando mesi e mesi di duro lavoro solo per mettere ordine, per individuare attrezzi e strumenti giusti, per approntare un magazzino ricambi e programmare una manutenzione seria ai vettori “SIRIO”. E che dire di rimodernare un vecchio “TRAM” ,da usare come prototipo, con tecniche innovative usando materiale oculatamente scelto per costi e qualità gravandosi di responsabilità, sembra non essere stato valorizzato. Se permettiamo che succedono cose di questo tipo , caro Presidente, vuol dire che manca una seria organizzazione del lavoro e non solo. Un approssimativismo deteriorante dequalifica ed espone soggetti, che in prima battuta, rischiano seriamente il loro operato. Se l’azienda deve avere un ruolo di tutto rispetto per lo sviluppo di questa città noi siamo d’accordo e pronti ad ogni sforzo, ma con un assetto aziendale diverso da quello attuale. Troppi capi, capìni, capétti e sottocapi che si ostruiscono a vicenda , perché ordini e contrordini, vanno a ricadere inevitabilmente nell’orto altrui. Anche se idee giuste, con linee guida interessanti, potrebbero apportare notevoli miglioramenti, succede quasi sempre che tutto va nell’ineluttabile dimenticatoio, perché i vari passaggi a tutti i livelli aziendali, portano a diluire e stemperare i principi originali, in quanto l’essenza predominante in questa azienda è : il vento della politica, che spira aleggiando nelle stanze di quelli che contano contrapposto al tamponare quotidiano nelle varie rimesse. L’importante è che tutto quadri, almeno sulle carte. In tutti i settori della nostra azienda ci sono carenze. La netta sensazione è che abbiamo gli spartiti, abbiamo i musicisti, abbiamo i direttori d’orchestra (e quanti ne abbiamo), abbiamo il pubblico( e che pubblico), ma mancano gli strumenti, e se ci sono, sono scordati. Non vorrei dilungarmi in questi discorsi di predicatore per addossare colpe o responsabilità a qualcuno. Non è mia competenza. Ma quello che mi compete è il lavoro. Un bene primario per chi lo possiede. Che va difeso e non umiliato. I moniti ed i plausi non servono. Serve la sostanza e la certezza che i nostri sacrifici diano frutti palpabili e non restino episodi di coscienza isolata. Già la coscienza….. dei furbi, dei finti malati, degli imboscati, dei raccomandati, dei nulla facenti non ci appartiene . Quello che ci appartiene , come le dicevo, è il lavoro e tutto ciò che gli gira intorno. Un analisi sommaria e provocatoria è inevitabile per sostenerlo. L’efficienza, è il requisito indicante l’alta produttività, che rispecchia la qualità delle risorse impiegate e le tecniche produttive assunte. Mezzi idonei, puliti capienti e funzionali. Orari programmati e treni sufficienti sulla linee, che rispecchiano realmente il bacino di utenza particolarmente nei nodi di interscambio, che tengano in considerazione percorsi ad alta densità di traffico e concentrazione di arterie importanti. Intorno a questo girano una miriade di problematiche con sfaccettature complesse e delicate non sempre facili da risolvere. Ma è qui che si gioca la partita. Personalità, temperamento e qualità, sono doti dei nostri comandanti…? Boriosità o interessi…? Servi o padroni, …o pro bono pacis ? Di chi …le colpe?:”Nomine e programmi, indirizzi e direttive, scelte e soluzioni, meriti e demeriti, competenze e incompetenze, leggi e privilegi, accordi e parti sociali, trasparenza e occultamento” rendono complessa la vita lavorativa affidandola a …UOMINI…I risultati , però, parlano da soli… come… la “munnezza” per le strade. Le voci inascoltate, inappagate, talvolta petulanti , non servono se “le voci di dentro” sono solo una semplice facciata.

bernardino borrello

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